Le molte facce della creatività

Scrivere articoli per blog è un lavoro creativo, così come inventare strategie di comunicazione, creare da zero la brand identity...

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Scrivere articoli per blog è un lavoro creativo, così come inventare strategie di comunicazione, creare da zero la brand identity di un’azienda, sviluppare un sito dal design curato. Lo stesso vale per tanti altri lavori legati al digitale.
Anche lavorare in campo scientifico, scolastico, umanistico, ingegneristico, però, ha delle sfumature di creatività. Perfino nella nostra vita quotidiana potremmo definirci creativi. La creatività sta potenzialmente ovunque, in ogni azione che svolgiamo. Ma cos’è, davvero, la creatività?

Questa capacità dalla definizione sfuggente sarà la protagonista dell’articolo che stai leggendo e qui proveremo insieme a capire di cosa si tratta.

 

 

Tentativo di definizione

Il più citato esperto in campo creativo è Guilford con la sua teoria del pensiero divergente. Nel 1950 lo psicologo statunitense pubblica un articolo scientifico dal titolo Creativity in cui per la prima volta parla del pensiero divergente.

Lo psicologo definisce il pensiero divergente come la capacità di trovare più soluzioni ad un unico problema, soprattutto quando ci si trova di fronte a quesiti che non prevedono un’unica soluzione. Questo atto comporta il vaglio di risposte molteplici, la ricerca di un miglioramento e l’esplorazione di più alternative possibili. In questo senso, il pensiero divergente si avvicina molto all’atto creativo.

Accanto al pensiero divergente, di cui si occupa l’emisfero destro del nostro cervello, Guilford individua il pensiero convergente, di competenza dell’emisfero sinistro.

Il pensiero convergente è quello che si occupa del ragionamento logico, procede in modo deduttivo e con metodo, in modo lineare e per causa e conseguenza, arrivando ad un’unica soluzione per il problema con cui abbiamo a che fare.

Il pensiero divergente, dal suo canto, è un pensiero alternativo e multidirezionale, procede in modo non lineare, sfrutta immagini e metafore e trova più soluzioni possibili per uno stesso problema.

Quali sono, allora, le caratteristiche del pensiero divergente?

Fluido: il pensiero divergente è fluido nella misura in cui esplora più alternative e trova più risposte a una sola domanda.

Flessibile: è un pensiero multidirezionale, quindi ha la tendenza a spostarsi da uno schema di pensiero a un altro.

Originale: è in grado di generare soluzioni innovative e inattese.

Selettivo: può operare una selezione e scegliere gli stimoli di pensiero migliori per il problema posto.

Generativo: crea idee innovative ma sempre coerenti con l’idea originaria.

Per quanto il pensiero divergente descriva molto bene il movimento del pensiero nell’atto della creazione, la creatività ha bisogno del lavoro sinergico di entrambi gli emisferi e di tutte e due le tipologie di pensiero per partorire delle idee che siano originali.

 

 

 

 

 

 

Nel 1926, ancora prima di Guilford, lo psicologo inglese G. Wallas teorizzò le quattro fasi del pensiero creativo:

Preparazione: fase in cui si raccolgono dati e materiali, si opera una selezione e raccolta delle informazioni utili.

Incubazione: è la fase di elaborazione delle informazioni raccolte; può essere cosciente o meno e in questa fase il pensiero si muove per tentativi ed errori.

Illuminazione: si tratta del momento chiave, dell’intuizione che arriva, spesso anche imprevista. L’insight è veloce, spontaneo e brillante.

Verifica: è un momento molto rigoroso in cui si procede per analisi e verifica delle soluzioni raggiunte. Si mette alla prova l’intuizione tentando di sistemarla perché funzioni.

La prima e l’ultima fase seguono un approccio più rigoroso e logico, e infatti qui vediamo protagonista il pensiero convergente. Nella seconda e nella terza fase, invece, il pensiero si estende e non segue una linearità, dando largo spazio al pensiero divergente.

I due emisferi lavorano insieme, collaborando al raggiungimento dell’insight: pensiero convergente e divergente si aiutano a vicenda.

Ora che abbiamo un’idea su come funziona il pensiero creativo, proviamo a dare una definizione di creatività prendendo come riferimento le parole di Henri Poincaré, che la definisce come la «capacità di unire elementi preesistenti in combinazioni nuove, che siano utili.»

La creatività, quindi, non è fatta da un singolo momento di intuizione, ma è un processo che punta a favorire quella intuizione.

Per sua natura è qualcosa in movimento e con molte sfaccettature: d’accordo con Poincaré, dunque, potremmo dire che la creatività è un processo che mette insieme elementi apparentemente lontani, crea connessioni e da forma a combinazioni inedite, che siano anche utili alla risoluzione di un problema. Viene fuori che le caratteristiche della creatività sono: connettere, dare forma  a qualcosa di nuovo, trovare utilità.

L’attitudine o il talento, allora, da soli non bastano per accogliere la creatività: questa va coltivata giorno per giorno, il momento dell’insight va lavorato e cesellato con grande sforzo quotidiano.

La capacità di creare viene da impegno, costanza e disciplina che, unite a una fervida immaginazione, possono fare grandi magie.

 

 

Creatività, arte e scienza

Ciò che accomuna la scienza e la creatività è la capacità di inventare soluzioni alternative a un problema apparentemente irrisolvibile, e qui si coglie il legame stretto con il pensiero divergente.

Il procedimento scientifico è analitico e rigoroso e la soluzione definitiva può essere una soltanto, ma il pensiero creativo è indispensabile nella fase di ricerca. A riprova del fatto che i due emisferi hanno bisogno di lavorare insieme per raggiungere risultati ottimali.

Per quel che riguarda l’arte, poi, nel pensiero comune abbiamo sempre dato per scontato che il mondo artistico sia quello creativo per eccellenza, ma in che misura?
In questo caso, ciò che lega l’arte e la creatività non è il risultato – come nel caso della scienza – ma il processo. Tutto ciò che c’è dall’idea alla messa in pratica è quello che abbiamo chiamato processo creativo: cioè un processo di interazione tra elementi cognitivi e affettivi.

La creatività, nell’arte, è legata alle emozioni. Spesso gli artisti non sono altro che persone con molti interessi capaci di creare connessioni e mettere in relazione le passioni e le emozioni in forma originale e innovativa.

Si tratta sicuramente di un’attitudine, ma sappi che questa capacità può essere stimolata.

Nei prossimi articoli torneremo a parlare di creatività, di come può essere allenata anche nella quotidianità e di quanto possa rendere più semplice la vita di tutti i giorni, lavoro compreso.

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